Parasite Eve - Simbiosi, parassiti e coevoluzione

È ora che i mitocondri vengano liberati” -Eve/Melissa, Parasite Eve


Parasite Eve è un videogioco del 1998 uscito per la console Sony Playstation, sviluppato da Square. È un gioco di ruolo la cui struttura è a cavallo tra quella dei classici gdr giapponesi a base di incontri casuali uniti a sviluppo del personaggio, e un survival horror in stile Resident Evil. Presenta un sistema di combattimento parzialmente dinamico in cui è possibile muovere liberamente il proprio personaggio (la protagonista Aya Brea), ma in cui si deve aspettare il proprio “turno” per poter attaccare, difenderci o utilizzare i poteri mitocondriali. Sono proprio i mitocondri, questi organuli presenti nelle nostre cellule, ad essere la base della trama del gioco.


Mitocondri

In questa opera videoludica infatti, basata sul romanzo “Parasite Eve” di Hideaki Sena, si ipotizza una mutazione del DNA mitocondriale, e grazie a questa gli organuli cellulari in questione si svincolano dal proprio ruolo di “simbionti obbligati” delle cellule, arrivando a dominare il proprio ospite, mutandolo e controllandolo ai propri fini. Come viene definita nel videogioco, è la fine della schiavitù mitocondriale e della dominazione nucleica. La cantante lirica Melissa è la portatrice di questa mutazione, e sarà l'antagonista del gioco, l'Eva Parassita che dà il titolo all'opera video ludica.



Eve / Melissa

Procediamo con ordine: cosa sono i mitocondri? I mitocondri sono organuli interni alle cellule eucariote (ovvero quelle che presentano un nucleo in cui è racchiuso il codice genetico) animali, e sono la “centrale energetica” di queste cellule. Producono molecole che servono come carburante per i processi metabolici dell’organismo. La molecola “energetica” è l’ATP (adenosina trifosfato), generato attraverso il cosiddetto ciclo di Krebs. Come hanno avuto origine i mitocondri? La teoria più accreditata è quelle detta “endosimbiotica”. Secondo questa teoria, i mitocondri sono i “discendenti” di antichi proteobacterium che vivevano in simbiosi all’interno di un altro organismo unicellulare. Attraverso la coevoluzione, l’adattamento e la selezione naturale, nel corso di milioni di anni, questi organismi un tempo indipendenti e capaci di vita autonoma, sono diventanti prima simbionti obbligati (incapaci di vivere autonomamente), e poi organuli veri e propri della cellula ospite. Una delle prove più forti a sostegno di questa teoria, è il fatto che i mitocondri posseggono un corredo genetico proprio, separato da quello del nucleo della cellula. All’origine quindi delle cellule del nostro corpo, e di tutti gli animali, ci sarebbe una simbiosi mutualistica, ovvero quel tipo di relazione in cui entrambi i partner traggono giovamento dalla collaborazione. Questo tipo di simbiosi è l’esatto opposto del parassitismo, un tipo di simbiosi in cui solo uno dei partecipanti (il parassita) trae un beneficio dalla relazione.

Quindi in pratica, i due organuli [nucleo e mitocondrio] sia affidano costantemente l’un l’altro. Ma in questo caso… sembra che Eve abbia sviluppato il potere di invertire la relazione simbiotica. Evolution, o anche mutazione sembrano probabili in questo caso...” -Dott. Maeda, Parasite Eve


Aya Brea che combatte alcuni mutanti mitondriali

L’Eva Parassita che dà il nome al videogioco è derivata da una mutazione del DNA mitocondriale, che porta questi organuli intracellulari a diventare (o meglio, tornare ad essere) autonomi, dominare il DNA nucleico e quindi controllare l’intero organismo. Il risultato di questa alterazione sono i mostri e mutazioni provocate dai poteri di Eve, l’antagonista del gioco, la madre di questo ceppo di mitocondri mutanti. Nel gioco, l’antico endosimbionte è diventato a tutti gli effetti un parassita che porta avanti il proprio ciclo vitale a discapito dell’ospite, cercando di propagarsi ulteriormente. L’antagonista del gioco, Melissa, è essa stessa un vittima del parassita e non ha il controllo delle proprie azioni, è solo un veicolo per gli impulsi dei geni mitocondriali mutati, che fanno di tutto per preservare la propria esistenza ed una propria discendenza. Melissa è diventata l’Eva Parassita che dà il titolo al vidoegioco, progenitrice di una nuova forma di vita. Da un punto di vista biologico, genetico ed evolutivo, è esattamente quello che succede a qualsiasi essere vivente sulla faccia della terra, il cui unico scopo è quello di perpetrare il proprio genoma e quindi i propri geni, tramite la prole. Nel caso dei parassiti, la prole sono altri parassiti che si svilupperanno in un altro ospite a seguito di infezione. L’ambiente, la competizione e la selezione naturale favoriranno i migliori corredi genetici e relativi geni, andando a selezionare i fenotipi migliori.

Hai familiarità con la teoria del gene egoista di Richard Dawkings? In parole povere, enuncia che i geni si comportano in modo tale da preservare e assicurare la sopravvivenza della specie […]. A seconda di come lo guardi, si può dire che Eve stia… cercando di distruggere tutti i mitocondri eccetto i propri. In risposta a questo, i mitocondri di Aya hanno sviluppato la capacità di ribellarsi.” -Dott. Maeda, Parasite Eve

Parasite Eve ci permette anche di fare un’altra considerazione. Aya Brea, la protagonista del gioco, è l’unico essere umano immune ai poteri di Melissa/Eve. Attenzione, immune ai poteri, ma non ai mitocondri mutanti/mutati. Aya stessa è portatrice di mitocondri mutanti, ma qui l’evoluzione (o forse coevoluzione?) ha preso un percorso diverso: mitocondri mutanti di Aya sono entrati nuovamente in simbiosi con le cellule ospiti, e la proteggono garantendole inoltre poteri. Uno dei punti chiave, è che Aya non viene dominata dagli istinti dei mitocondri parassiti come Melissa, ma mantiene la propria lucidità ed il controllo delle proprie azioni. Questo è un percorso evolutivo assolutamente credibile ed esistente in natura. Sappiamo che i parassiti, coevolvendosi coi propri ospiti, possono tendere a ridurre la propria patogenicità e quindi il proprio impatto sull’organismo infettato, in modo da poterlo sfruttare più a lungo senza ucciderlo. Col tempo, a seguito di mutazioni, selezione naturale e adattamento, il parassita può diventare un vero e proprio simbionte dell’ospite, garantendogli vantaggi, ed ottenendo a sua volta vantaggi. Eve e Aya sono i due risvolti della stessa medaglia, due percorsi evolutivi diversi, eventualmente indipendenti, oppure uno derivata dall’altro. La contaminazione, il rimescolarsi e l’infezione generano qualcosa di nuovo, che nel corso di milioni di anni può portare alla nascita di nuove specie, nuovi adattamenti e nuove entità biologiche, come appunto le cellule eucariote con i loro mitocondri.



La realtà dei fatti è che il concetto di “purezza” e di “singoli individui” è solo un costrutto ed una concezione artefatta umana: non esistono esseri viventi sulla terra, al di fuori di alcuni forme di vita unicellulari, che non vivano in una qualche forma di relazione con altri esseri viventi, e spesso questa relazione è simbiotica. Considerate anche solo il corpo umano e la flora batterica che vive nel suo intestino: senza di essa il nostro organismo non è in grado di processare svariate tipologie di alimenti, e inoltre ha seri deficit a livello immunitario e di sviluppo. Il nostro bioma è in simbiosi mutualistica col nostro corpo, e questo ci porta ad essere definiti come olobionti, ovvero come la somma dell’animale eucariota pluricellulare e delle sue colonie di simbionti permamenti. Nulla è “individuale” in natura, tutto è “colonia” e “relazione”.

Esistono centinaia e centinaia di affascinanti casi noti di simbiosi mutualistica, e sicuramente altri migliaia ancora da scoprire di cui non sappiamo nulla. Uno che mi ha particolarmente colpito e che vi riporto è quello di Acyrthosiphon pisum, l’afide del pisello. Questo insetto emittero possiede un “arsenale biologico” di simbionti che farebbe impallidire la Piccola Falena di Bioshock (tra l’altro, la riserva energetica per l’utilizzo dei plasmidi nel videogioco di Ken Levine, si chiama nuovamente Eve). Il parassita del legume in questione infatti vive in simbiosi con svariate specie di batteri, e ognuna gli fornisce determinati vantaggi, guadagnando a loro volta protezione dall’ambiente esterno. Ceppi del battere Buchnera, forniscono all’afide tolleranza a temperature elevate. Ricketsiella sp., garantisce criptismo, modificando in verde il colore di afidi geneticamente rossi, tramite la sintesi di chinoni nelle cuticole. Alcune varianti di Hamiltoniella defensa garantiscono difesa immunitaria da vespe parassitoidi. Quest’ultimo battere a sua volta è un incredibile caso di simbiosi: le varianti di H. defensa che garantiscono difesa all’insetto, sono quelle a loro volta infettate da APSE-3, un fago. Un fago è un virus che si sviluppa e moltiplica all’interno di batteri, di norma distruggendoli. In questo caso non è letale per H. defensa, e fornisce protezione indiretta al battere garantendo la sopravvivenza del suo ospite proteggendo l’afide dai parassitoidi. Nuovamente contaminazione, simbiosi, coevoluzione e mutazioni che insieme contribuiscono alla nascita di un complesso sistema di relazioni – e tutto questo solo all’interno di un “insignificante” pidocchio delle piante. La poesia e la complessità della natura e dell’evoluzione che si manifestano in un essere di pochi millimetri di dimensione.


Acyrthosiphon pisum, l'afide del pisello

Ritornando al videogioco con cui abbiamo iniziato il discorso, c’è ancora una considerazione da fare, ovvero il concetto di “Eva mitocondriale”. In genetica ed in antropologia, l’Eva mitocondriale (o secondo Richard Dawking, l’Eva Africana), è il più recente antenato comune a tutti gli esseri umani della Terra per linea materna. Abbiamo detto che i mitocondri hanno un proprio codice genetico, ma un’altra delle loro particolarità è quella di essere ereditati in maniera (quasi) esclusiva per linea materna. Il DNA nucleico di un individuo è dato per metà dal corredo genetico della madre, e per metà da quello del padre, mentre il genoma mitocondriale si eredità dalle cellule sessuali materne, e basta. Attraverso analisi genetica sui mitocondri di diversi ceppi etnici umani, i ricercatori hanno stabilito che per linea materna, tutti gli umani del pianeta derivano da una singola femmina, vissuta circa 200 mila anni fa in Africa, in un’area vicina a quello che oggi è noto come deserto del Kalahari. Le popolazioni di quella parte del mondo, i San, posseggono il DNA più antico noto per l’uomo, e sono gli Homo sapiens più “puri” da un punto di vista genetico. Le radici dell’uomo sono da ricercarsi in questa terra oggi arida, ma che all’epoca presentava zone fertili e lussureggianti. Intorno ai 130.000 anni fa il clima in quelle aree cambiò, portando all’apertura di “corridoi verdi” attraverso cui questi antichissimi uomini migrarono e si diffusero, rimescolandosi geneticamente. Tra questi c’era Eva, l’antenata comune a tutti noi, la cui eredità genetica mitocondriale è ancora scritta nelle nostre cellule e che ci accompagnerà per sempre nel nostro percorso evolutivo. Un’Eva mitocondriale, che a sua volta è portatrice delle vestigia di un’antichissima unione tra un protobacterium e un altro organismo. Nulla è puro in natura, tutto è simbiosi.


A lui porterai

moltitudini come te stessa, e quindi sarai chiamata

Madre della razza umana”

-John Milton, Paradiso Perduto, Libro V

 

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